Fortunato

Ogni tanto, quando mi capita di fare ordine tra le cartacce, mi ricapita tra le mani quella cassetta audio da cui avevo registrato per la mia segreteria telefonica: "Pronto? Chi parla? Sono Fortunato, lascia un messaggio. Grrrazie".

E ogni volta il suo ricordo mi crea nostalgia e malessere insieme.

Andando indietro di parecchi anni….

Una coppietta di pappagallini ondulati covava…. all'inizio la femmina non si schiodava mai dal nido e il maschio non faceva che rigurgitarle la pappa….ma le 6 uova non si aprivano, finché un giorno i due genitori, stufi dell'inattività, sono usciti dal nido e non ci sono più rientrati.

Era terminato il periodo di incubazione e allora ho preso la decisione di togliere il nido per pulirlo, prese le uova, le ho guardate controluce: erano bianche, madreperlate, vuote…..meno una.

Ho avvicinato l'uovo all'orecchio: rumorini e un flebile pigolio e, a guardar bene anche un'inizio di fenditura al centro.

Lavate e disinfettate le mani, ho inumidito con acqua tiepida un pezzetto di carta igienica e ho tamponato ripetutamente l'uovo nel punto della fenditura che si è dapprima allargata e poi……………. la cupola si è staccata.

La piccola cocorita era tutta ricoperta dalla pellicola che, forse per la scarsa umidità, aderiva su tutto il corpo; delicatamente sono riuscita a liberare la testa, il dente sul becco era bianchissimo.

Lasciando la parte inferiore del corpo dentro la metà dell'uovo, ho rimesso il piccolo nel nido stimolando la madre affinché rientrasse per prendersi cura del figlio.

Non c'è stato niente da fare, lei lo ha buttato giù dal nido….era ancora vivo!!!!

Ho sperato che la "zia", che stava per deporre, potesse prendersene cura mettendoglielo a balia, ma anche lei lo ha defenestrato ….ed il piccolo si è fatto due voli nelle prime 12 ore della sua vita.

Ma le sue ali ancora non funzionavano.

"Che faccio con questo grammo e mezzo di carne rosa ?"

Non avevo incubatrice, camera calda, lampade ad infrarossi, ma solo una piccola borsa dell'acqua calda che ho sistemato sotto una scatoletta foderata di lana mettendo su tutto un foglio di carta da cucina bianca.

Ho preso una siringa da tubercolina, quelle con l'ago staccabile e ho preparato una formula liquidissima, quasi tutta acqua, calda a 40° e l'ho poggiata sul lato destro del becco dell'uccellino; non ci speravo, ma il piccolo ha risposto cominciando a deglutire e ho visto scendere la pappa lungo il suo piccolo tubicino (l'esofago) e formare un minuscolo gozzo.

Era il 16 luglio, S.Fortunato, gli avrà portato fortuna il nome?

Morirà sicuramente, pensavo, e mi aspettavo di trovarlo stecchito ogni volta, ma qualcosa mi impediva di abbandonarlo, sentivo il dovere di provare e la speranza di farcela; ogni 2 ore preparavo la formula, giorno e notte, e lui la prendeva, si riempiva il gozzetto e faceva la sua " brava cacchina".

Una scatolina da anello dentro la borsa, lo portavo in ufficio riponendolo dentro il cassetto della mia scrivania , sempre corredato di borsa dell'acqua calda e vari ammennicoli per preparare la formula;

qualcuno si sarà chiesto perché andavo così spesso al bar interno a chiedere dell'acqua bollente….

Fortunato cresceva a vista d'occhio e visto che la temperatura estiva era alta, ho avuto la possibilità, appena impiumato, di sistemarlo in una bella gabbietta corredata di giochini, altalene, scalette….e lui ha cominciato a spiluccare la spiga e avvicinarsi

al pastoncino, anche se la sera gradiva ancora la siringa per stare più vicino a me;

terminata la pappa si " sistemava" sulla mia spalla vicino al collo nascosto dai miei capelli e borbottava soddisfatto come se volesse rispondere alle parole che gli rivolgevo.

Tornavo dall'ufficio, lo facevo uscire dalla gabbia che poi lasciavo aperta, svolgevo tutte le mansioni casalinghe con lui sulla spalla, sulla testa ….quando aveva fame se ne tornava tranquillamente " a casa" da solo a mangiucchiare e a riposare.

Ai primi di ottobre del 2002 è nata Paprika con i suoi 5 fratellini (cucciolata di setter irlandesi) e io ho avuto un bel da fare per controllare, pulire e cambiare ….per andare nella veranda, dove avevo sistemato la cuccia, passavo davanti alla gabbietta e salutavo: "Ciao, piccola, come stai?"

……pensavo fosse una femminuccia, aveva la cera biancastra ………….

in seguito ho imparato che certi maschi pezzati, come accade per i lutini, non hanno la cera blu , ma rimane loro come quando sono piccoli sul bianco-violaceo o come alle femmine in periodo non riproduttivo.

Un giorno di novembre, Fortunato aveva poco più di 4 mesi, mentre stavo per andare, come il solito, ad accudire ai cuccioli, sento parlottare e, tra un fischio e l'altro: "Ciao, piccola, come stai?"

Non sto a descrivere lo stupore e l'euforia che ho provato!!!!

Il mio piccolo amico pennuto era di una loquacità impressionante, stimolata dal successo ottenuto, mi bastava ripetere una frase per una settimana che veniva automaticamente acquisita e ripetuta fino all'apprendimento di quella seguente.

Ogni tanto, per stimolare la mia attenzione le recitava tutte insieme mescolandole, parole e frasi anche stupidine: tisoro(sì con la), amore mio, come stai?...e poi ovviamente la buona educazione: buongiorno, buonanotte , per favore,inframmezzate con fischietti e pigolii vari.

Documentandomi sul linguaggio dei pappagalli, mi ricordo avevo letto un articolo, non mi ricordo l'autore, che dichiarava che in vita sua non aveva mai sentito un ondulato parlare, tutta al più 2 o 3 parole comunissime.

Avrei voluto incontrarlo per fargli sentire Fortunato cosa farfugliava, quando si "accoppiava" con la mia mano, sì, perché purtroppo lui aveva identificato me come la mamma, l'amica, l'amante……

….non mi ero posta il problema delle sue esigenze personali, è allora che finalmente ho capito che era un maschietto, tra l'altro i suoi amplessi lasciavano le tracce.

" Ripristiniamo le regole della natura", mi sono detta, e allora è arrivata Sciarada, un pezzato bianco-celeste, nome dato perchè non ero sicura del sesso in quanto la cera non era definita bene, era sempre sul bianco tendente all'azzurro, e così rimasta tant'è che ad una successiva visita di controllo, il mio veterinario aviare chiamò i colleghi per sfidarli ad un indovinello toto-sesso ( a quel tempo Sciarada era già testata femmina sicura: aveva già deposto).

Infatti, Fortunato capì ben presto la differenza e cominciò un pochino a trascurarmi, ma nelle passeggiate fuori della gabbia insieme con lei, le chiacchierate sono continuate.

Speravo che anche Sciarada lo imitasse, ma si limitava solo a borbottare confusamente.

Vorrei fermarmi qui, ma per onor di cronaca devo dire che la bella avventura è finita tragicamente; attraverso una doppia grata una disgraziatissima agapornis fischer gli ho staccato il becco.

Sarei stata disposta ad alimentarlo io per sempre, comunque il becco sarebbe potuto ricrescere, ma, per la comunicazione che hanno gli uccelli tra" naso" e gola, questo non è stato possibile, l'emorragia è stata fatale.

Non mi perdonerò mai la leggerezza di non aver calcolato il rischio della vicinanza di gabbie con gli agapornis.

Mi sono sentita una privilegiata nell'avere avuto Fortunato ,ero fiera di questo uccellino straordinario che parlava meglio di un cenerino, e l'averlo perso in questa maniera è stato terribile.

Ho voluto raccontare questa storia perché la trovo eccezionale innanzitutto perché Fortunato era nato sano e con una grandissima voglia di vivere e poi…………..per la mia incoscienza.

Oggi ,che ho imparato qualche cosina in più, avrei una gran paura a manipolare questi esserini cosi delicati , infatti sconsiglio sempre di togliere i piccoli dal nido prima che siano autosufficienti, a meno che non ci siano motivi seri per la loro sopravvivenza .

Spero che nessuno prenda ad esempio questa storia perché i miracoli non si ripetono spesso.