La ritenzione dell'uovo
E' proprio perché Linda è morta per la ritenzione dell'uovo che mi sono documentata ed ho cercato, limitatamente alle mie possibilità, che queste perdite non si ripetessero più.A quel tempo non conoscevo nessun veterinario che si occupasse di uccellini e comunque non avrei fatto in tempo a salvarla.
Era la mia prima pappagallina, una cocorita entrata dalla finestra parecchie primavere fa; le comprai presto un marito con cui subito si affiatò, ma non seppi fare nulla per evitare, pur accorgendomi del gonfiore delle cloaca, che Linda se ne andasse così, dopo due giorni di sofferenze…e la trovai sul fondo della gabbia.
Non sapendo niente circa la sua provenienza, ho cercato di ipotizzare sulle possibili cause dell'accaduto, forse era troppo giovane o più probabilmente già anziana e i suoi tessuti poco elastici, o forse chissà, poteva essere debilitata da qualche carenza vitaminica o di sali minerali (specialmente calcio) o magari era affetta da qualche infiammazione o malformazione dell'apparato riproduttivo, o ancora una forma di stress da cambiamento di ambiente.
Queste possono essere alcune delle cause che possono portare alla ritenzione dell'uovo e che fanno temere per la sopravvivenza delle nostre pappagalline.
Purtroppo è una patologia tutt'altro che rara, in molti casi occorre agire piuttosto tempestivamente, anche se è vero che spesso si può rimediare e risolvere la situazione con successo.
Da quando ci accorgiamo del gonfiore nella regione della cloaca, sappiamo che l'uovo dovrebbe essere espulso nel giro di 24 max 48 ore, qualche volta nelle "primipare" ci vuole più tempo, ma se notiamo che la pappagallina è poco vivace sul posatoio o peggio sul fondo della gabbia, con gli occhi socchiusi, il piumaggio arruffato, e che respira affannosamente muovendo ritmicamente la coda, dobbiamo cercare di capire se effettivamente si tratta di ritenzione dell'uovo ( ci sono altre patologie che possono trarre in inganno come gonfiori addominali di vario tipo un'enterite gassosa,un prolasso, un lipoma o un tumore), palpando delicatamente si riesce ad individuarne la forma e anche capire se l'uovo è nella giusta posizione o di messo trasversalmente.
La cosa più logica è contattare il veterinario che con una radiografia può chiarire subito la situazione e agire conseguentemente, ma spesso, per questioni di tempo, di lontananza, ciò potrebbe non essere possibile e in qualche caso può essere fondamentale un intervento immediato.
Innanzitutto la prima cosa da fare è mettere l'uccellino al caldo umido e dopo un lasso di tempo che va dalle 18 alle 24 ore ( ma dipende da quanto tempo si trova in stato di sofferenza), se non si ottiene la deposizione , bisogna portarla di corsa da un veterinario aviare,( purtroppo non sempre è possibile averne vicino uno e tra l'altro , chissà perché, queste cose accadono sempre nei giorni festivi) e allora è d'obbligo provvedere al tentativo di far espellere l'uovo. Utile la somministrazione di calcio gluconato direttamente nel becco.
L'uccellino va posto sopra i vapori di una ciotolina con l'acqua bollente, ovviamente senza ustionarla, in modo da far sì che i tessuti si dilatino per facilitare l'espulsione dell'uovo; è utile contemporaneamente, con una siringa da insulina (senz'ago) introdurre all'ingresso della cloaca una goccia di olio di paraffina per lubrificare lo sfintere ( in mancanza di questo può essere usato anche dell'olio di oliva, ma sarebbe meglio evitarlo in quanto quest'ultimo è terreno fertile per la proliferazione di batteri) o una soluzione salina, sempre calda, per reidratare l'ovidotto.
Questa manovra potrebbe essere ripetuta più volte ad intervalli di mezz'ora/un'ora, lasciando riposare l'uccellino sempre al caldo.
Se non si ottiene presto la deposizione si può anche esercitare un lieve massaggio all'addome spingendo delicatamente verso il basso favorendo le contrazioni, e se l'uovo è messo trasversalmente si può provare a spostarlo nella giusta posizione, manovra da fare con la massima attenzione in quanto se l'uovo dovesse rompersi, si avrebbe probabilmente la morte della pappagallina; in seguito con le mani in guanti sterili o disinfettate, intravedendo il bianco del guscio dell'uovo, con piccoli movimenti circolari si possono spingere indietro i margini dello sfintere o per favorire l'espulsione dell'uovo.
Immediatamente dopo si disinfettare la cloaca con un tamponcino imbibito di betadine diluito tenendolo premuto alto verso l'addome per qualche minuto, in modo che l'ovidutto evaginato ritorni nella sua sede; fare riposare l'uccellino al caldo affinché recuperi le forze.
Ho notato che le nostre amiche alate, in quei frangenti dimenticano di mordere e di agitarsi, ma assecondano le nostre manipolazioni come se sapessero che le stiamo aiutando.
A volte ci sono delle problematiche che non possiamo essere in grado di affrontare: uovo che ha il guscio morbido od assente, o che è attaccato alle pareti dell'ovidutto, problemi di malposizione dell'uovo o malformazione dell'ovidutto, in questi ed altri casi , ma anche prima di fare qualsiasi manipolazione maldestra, bisogna correre dal veterinario il quale deciderà il giusto intervento, sia esso la somministrazione di farmaci quali ossitocina o iniezioni di calcio gluconato, sia praticare una ovocentesi aspirando il contenuto dell'uovo o addirittura dover ricorrendo all'operazione chirurgica per salvare la vita alla povera bestiola.
Generalmente l'uovo che siamo riusciti a far espellere non verrà covato, è come se non lo riconoscessero come proprio, al massimo si potrà mettere a balia, se proprio ci teniamo (importante è salvare l'uccellino, non l'uovo), ma indispensabile è tenere la pappagallina a riposo per un anno, se non esonerarla del tutto dal compito della riproduzione perché l'episodio può ripetersi rischiando l'insorgenza di un prolasso dell'ovidutto o infiammazioni di tutto l'apparato riproduttivo con conseguenze peggiori come per esempio una peritonite spesso difficile da curare.
Per questo conviene inoltre fornire un'alimentazione meno calorica, togliere tutto quello che può stimolare l'ovulazione: nido, giochini, carta e tutto quello può sfilacciare e anche, possibilmente, sistemarla in un luogo meno illuminato.
In caso di ripetute recidive,il medico può anche decidere, mediante terapia farmacologica, di inibire l'ovulazione.
agapornis personata sofferente per ritenzione |